La Francia propone d’istituire una nuova piattaforma politica europea. Qui potrebbero incontrarsi i Paesi del continente che hanno interessi e valori comuni, a prescindere dalla loro appartenenza all’UE. La comunità servirebbe a mantenere un dialogo politico e culturale trasversale a tutta l’Europa, a pianificare una strategia di sicurezza continentale e a costruire un polo d’attrazione alternativo alla Russia. Ci sono però alcune perplessità, e molti dettagli da discutere.
Giovedì 23 giugno, il Consiglio Europeo ha discusso la proposta d’istituire una nuova Comunità politica europea, avanzata in precedenza da Macron. L’obiettivo condiviso è quello di intensificare i rapporti con i partner continentali, e avviare con essi una cooperazione politica, economica ed energetica che tocchi anche i settori dei trasporti, delle infrastrutture e della sicurezza.
I rappresentanti degli Stati membri dell’Unione, guidati dalla presidenza di turno francese, hanno quindi discusso della proposta che Emmanuel Macron aveva reso pubblica nel corso della Conferenza sul Futuro dell’Europa (9 maggio). Il Consiglio ha deciso che il primo incontro preparatorio per definire ulteriormente il progetto si terrà a Praga, dopo l’estate. La Presidenza di turno del Consiglio Europeo è infatti passata nel frattempo alla Repubblica Ceca (dal 1 luglio).
La Comunità politica europea diverrebbe una piattaforma istituzionale in grado di coordinare l’azione dei Paesi europei a prescindere dall’appartenenza all’UE. Essa si dovrebbe sostanziare in una serie di incontri periodici tra i leader dei partner coinvolti. Secondo i suoi sostenitori, tra i quali il Presidente del Consiglio dell’Unione Europea Charles Michel, la comunità potrebbe agevolare l’avvicinamento all’UE per chi da anni mostra di volervi entrare (come Moldavia, Ucraina, Georgia e Bosnia Erzegovina) ma anche per chi non ha intenzione di aderirvi ma semplicemente di cooperare (Norvegia, Svizzera, forse Regno Unito? ).
Ad essa dovrebbe affiancarsi una ridefinizione delle politiche di integrazione nell’Unione le quali, nelle parole di Michel, dovranno divenire più rapide, graduali e reversibili. Sarà proprio Michel, assieme alla Presidenza di turno ceca, a portare avanti il progetto, in vista del prossimo incontro.
L’esigenza di una cooperazione più capillare sul continente si è fatta pressante dopo l’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina. E infatti uno degli obiettivi dichiarati è rafforzare la sicurezza europea, difendendo così la stabilità dell’area.
Inizialmente si ipotizzava che uno dei primi Paesi ad essere inclusi nella nuova piattaforma politica sarebbe stata proprio l’Ucraina. Essa ha infine ottenuto lo status di candidato all’ingresso in UE, come i suoi rappresentanti avevano sin da subito mostrato di preferire.
Il progetto francese infatti deve superare alcune difficoltà: anzitutto, gli obiettivi necessitano secondo molti di una migliore e più dettagliata definizione. Anche per questo l’Ucraina ha preferito ottenere lo status di candidato ufficiale. Allo stesso tempo, molti ritengono che l’iniziativa, pur soddisfacente, non debba intralciare il processo di adesione all’Unione Europea dei Paesi attualmente candidati. Quest’opinione è condivisa fra gli altri dal Primo ministro della Macedonia del Nord, Dimitar Kovačevski, e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz.
D’altro canto però, molti ritengono che lo status di candidato all’ingresso in UE non dia sufficienti garanzie ai Paesi che lo ottengono, i cui percorsi di integrazione durano sovente molti anni, quando non si arenano del tutto. Per questo, la nuova comunità politica europea consentirebbe ad essi una maggiore collaborazione con l’Unione, che potrebbe favorire quando non avvicinare il momento dell’ingresso. Allo stesso tempo l’UE potrebbe esercitare una certa influenza geopolitica sul continente, senza frettolosi e rischiosi allargamenti.
Lo stesso Primo ministro inglese Boris Johnson si era detto entusiasta del progetto. Poi, però, la Foreign Secretary Liz Truss aveva corretto il tiro, affermando che il Governo inglese preferirebbe accrescere le capacità di cooperazione insite in organizzazioni internazionali già esistenti quali NATO e G7.
Alcuni Paesi dell’area balcanica candidati ad entrare nell’Unione (Albania, Serbia, Montenegro) sembrano invece guardare al progetto di una comunità politica europea come a una nuova possibilità di avvicinamento all’UE, dopo le difficoltà mostrate negli anni dal loro difficile percorso di integrazione.
Vi sono però altri problemi. Chi dovesse entrare a far parte della nuova Comunità politica, avrà davvero maggiori agevolazioni nel suo processo di integrazione? E poi: non vi è forse il rischio che la nuova piattaforma venga percepita come una sorta di Serie B dell’Unione Europa, venendo in quanto tale rigettata sia da chi ambisce a entrare nell’UE (e che quindi aderirebbe quasi esclusivamente a tale scopo) sia da chi non ha alcuna intenzione di farlo?
La Francia di Macron, come è noto, è contraria all’allargamento dell’Unione senza una riforma della sua governance. 27 membri sono molti e, con il principio dell’unanimità necessario per alcune delle decisioni del Consiglio, aumentare il numero degli Stati membri senza le dovute garanzie rischierebbe di consegnare all’Unione altre Ungheria e Polonia. Per questo, c’è chi teme che la nuova comunità politica europea diventi sostanzialmente quel luogo dove vengono relegati gli Stati che, pur volendolo, non entreranno mai nell’Unione.
Allo stesso tempo, secondo diversi analisti, tra cui Loïc Tregoures (docente all’Institut Catholique de Paris), alcuni dei Paesi di più recente ingresso potrebbero avversare la nuova piattaforma, in quanto essa concederebbe una più stretta collaborazione a Stati che non sono obbligati però a conformarsi alle pratiche e alle leggi dell’UE.
Nel documento contenente le conclusioni del Consiglio sulla questione, viene ribadito che la nuova istituzione non dovrà in alcun modo indebolire l’Unione europea, né rallentare o intralciare il processo dell’allargamento. Secondo Richard Whitman, professore di Politiche europee e Relazioni internazionali alla University of Kent, queste parole annacquano il progetto francese, anche perché esso, allo stato attuale, rimane nebuloso.
La proposta di Macron assomiglia a quella che fece Mitterand in seguito alla caduta del Muro di Berlino. Quell’idea finì presto nel dimenticatoio. Quest’autunno sapremo se il progetto dell’attuale Presidente francese avrà un futuro più roseo.
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