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Immagine del redattoreElisa Egidio

Travolte da un insolito destino. Le statue distrutte sono un vero affare

Cristoforo Colombo è l’ultimo bersaglio degli stonebreakers, i distruttori di statue che danno il titolo al docufilm del regista Valerio Ciriaci, in concorso dal 12 novembre al Festival dei popoli di Firenze.


L’esploratore genovese, finito a faccia in giù a New Haven, in Connecticut, si fa tuttavia beffe dei suoi haters dal fronte di banconote souvenir disponibili online a soli 5 euro.


O sulla stampa di una t-shirt a sfondo tricolore che lo proclama “the first Italian American”.


Da statua a statuina. Un infausto destino toccato già a Mao Zedong.


Immagine di Pixabay

Sfuggita al tentativo di rimozione storica da parte dei suoi detrattori, a partire dagli anni Novanta la figura del leader è stata oggetto di un revival senza precedenti.


Una febbre collezionistica definita come “maomania” dalla storica dell’arte Lisa Parola nel suo libro Giù i monumenti?.


L’immagine del presidente della Repubblica popolare cinese, in miniatura o a grandezza naturale, si era moltiplicata su poster, ventagli, tazze e piatti.


Un mito consacrato già negli anni Sessanta dalle iconiche serigrafie di Andy Warhol.


Da cimelio a gadget il passo è breve.

I frammenti di statue e monumenti del regime comunista hanno fatto la fortuna di un nuovo business.


Nel parco Muzeon a Mosca, inaugurato nel 1923, i busti di Lenin, Stalin e Felix Dzerzhinskij, il fondatore della Ceka, appaiono come lapidi spoglie lungo l'itinerario progettato dopo il crollo dell'Unione Sovietica dall'allora sindaco Jurij Luzkov.


Più simile ad un luna park a tema storico è invece Crazy Guides Krakow Communism Tours a Cracovia, una riproduzione ludica, a tratti kitsch, dell’atmosfera comunista.


Qui si può sparare con un kalashnikov, ballare in una discoteca comunista o guidare una Trabant, l’automobile tipica della Repubblica democratica tedesca.


Una sana dose di intrattenimento diluita con un pizzico di divulgazione, secondo la tendenza definita come “histotainment” dalle studiose Barbara Korte e Sylvia Paletschek in History Goes Pop.


Meglio insomma apprendere la storia al volante di un’auto d’epoca o in una trincea di alluminio piuttosto che sui libri di scuola.


Un’esperienza in 3D che proietta i visitatori indietro nel tempo alla maniera di West World, una distopia ambientata in un parco divertimenti a tema Wild West.


Nel frattempo le statue si fanno in quattro per amore dei collezionisti.


La scultura in bronzo di Lenin nel quartiere Fremont a Seattle ha una storia travagliata.

Realizzata dallo scultore Emil Vencov su commissione dei governi sovietico e cecoslovacco, è scampata all’abbattimento grazie all’iniziativa di Lewis E. Carpenter, un collezionista e insegnante che la fece spedire a pezzi negli Stati Uniti per un costo totale di 41 000 dollari.


Per sfuggire alla furia distruttrice degli stonebreakers, Colombo ha dunque due opzioni.


Darsi al miglior offerente o diventare la simpatica mascotte di un franchise, magari un fast food che serve pesto a base di parmesan, o un’agenzia turistica che offre viaggi sulla Nina, la Pinta e la Santa Maria.


La giusta legge del contrappasso per il conquistatore della patria della Coca Cola e del MacDonald.








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