Su TikTok giovanissimi ragazzi e ragazze con milioni di followers improvvisamente postano video con l’hashtag #давайзамир (#letsgoforpeace). Una campagna mediatica che giustifica l’invasione dell’Ucraina per fermare le uccisioni che da otto anni avvengono nella regione del Donbass.
«Per favore consultate tutte le fonti d’informazione, stiamo combattendo per la pace»
Tutti ripetono le stesse frasi in maniera pressoché identica. Il sospetto che si tratti di affermazioni pilotate dal governo del Cremlino cresce alla luce del fatto che i video sono stati cancellati subito dopo le prime reazioni degli utenti.
Siamo di fronte alla TikTok War, la prima guerra raccontata dalla piattaforma social con più di un miliardo di utenti, che oggi condividono in tempo reale la situazione in Ucraina. Tra chi cerca di fare informazione e chi invece preferisce sdrammatizzare con video ironici e balletti, si insinuano anche notizie false e disinformazione.
Ex comico e personaggio dello spettacolo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky utilizza con disinvoltura il linguaggio della Gen Z. Un vero e proprio influencer su tutti i social media: su Instagram conta 15 milioni di follower, su Facebook oltre 2 milioni mentre su Twitter supera 5 milioni.
La strategia di Zelensky punta tutto su video selfie, live e appelli alle community digitali per aiutare a fermare la guerra, come è avvenuto il 24 febbraio.
Account da milioni di followers (anche russi) si sono mobilitati in seguito a questa chiamata. Molti di loro si sono espressi contrari alla guerra, altri hanno iniziato a riprendere cosa stava succedendo e la sofferenza dei civili sotto i bombardamenti.
Fra questi c’è Valeriia Shahenok, 20 anni, fotografa. Vive a Chernihiv con la sua famiglia e da giorni racconta la sua vita quotidiana ora che la sua città è distrutta ed è costretta a vivere in un bunker.
200.000 followers ogni giorno seguono i suoi video dal tono ironico e surreale, diverso dalla retorica dei media tradizionali e vicino al linguaggio dei giovani.
La fatica di alzarsi la mattina, i battibecchi con i genitori, la compagnia di un cagnolino. Insomma la tipica vita di un’adolescente ma in un contesto di guerra e devastazione, sullo sfondo edifici distrutti dalle bombe, fame e povertà.
Ma sui social diventa sempre più difficile distinguere il citizen journalism da troll e fake news. Gli osservatori della disinformazione online hanno messo in guardia sulle informazioni che circolano sul conflitto, spesso mescolate con notizie false che diventano virali su TikTok e sulle piattaforme del gruppo Meta, Youtube e Google.
Filmati da videogiochi come Arma 3, immagini di esplosioni che provengono dagli scontri nella Striscia di Gaza, animazioni create al computer di aerei militari spacciati come appartenenti all’invasione Russa dell’Ucraina.
I portavoce del social cinese TikTok, affermano che continueranno a monitorare la situazione con azioni di fact checking per verificare i contenuti sulle piattaforme senza però fornire ulteriori dettagli e rassicurazioni.
Non è la prima volta che assistiamo al lato oscuro di Internet e dei Social, dove non si è mai davvero sicuri di chi si nasconde dietro la tastiera. Su TikTok i pericoli sono gli stessi, se non peggio.
Con oltre un miliardo di utenti e un algoritmo altamente sofisticato, la piattaforma permette ad una persona qualunque di raggiungere la fama mondiale in poche ore e lo stesso vale per i video degli scontri in Ucraina. E finché non ci saranno dei filtri in grado di riconoscere e bloccare i contenuti illeciti il fenomeno della disinformazione rischia di assumere proporzioni mai viste fino ad ora.
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