Con Greenpeace la rete si colora di verde.
Stop plastica. Salviamo i mari, petizione online lanciata dalla nota ONG, nasce come risposta a un’emergenza globale. Un segnale forte che ha preceduto i negoziati per il futuro trattato globale sulla plastica di Punta del Este, in Uruguay.
La quantità di plastica che finisce ogni minuto in mare equivale infatti a quella contenuta potenzialmente in un intero camion.
Non si tratta di uno scatto di Mandy Barker, fotografa britannica celebre per le sue installazioni realizzate con rifiuti, ma un fermo immagine della realtà.
La plastica, prodotta nel 99% dei casi con l’utilizzo di petrolio e gas fossile, è tra i materiali più lenti da smaltire: 20 anni per un sacchetto, 400 per un flacone di detersivo e ben 500 per una bottiglia.
Una minaccia concreta non solo per l’ecosistema e la fauna marina, con più di 700 specie a rischio, ma anche per gli esseri umani. I detriti ingeriti da pesci, crostacei e molluschi possono infatti contaminare la catena alimentare fino al piatto del consumatore finale.
Tre in particolare le richieste rivolte alle Nazioni Unite.
Definire strumenti legislativi che coprano l’intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione allo smaltimento; vincolare le grandi multinazionali alla vendita di prodotti sfusi o con packaging riutilizzabile; responsabilizzare i paesi a una gestione corretta dei propri rifiuti e i governi a una giusta transizione per i lavoratori. Le comunità colpite dall’inquinamento devono inoltre essere tutelate.
L’attivismo della società civile si pone come alternativa sempre più frequente alla politica tradizionale nell’approccio alle problematiche ambientali e della società civile.
A vuoti legislativi e cavilli burocratici si aggiunge infatti l’incoerenza tra normative nazionali ed europee.
È il caso della lunga lista di deroghe ed esenzioni introdotte dal Governo Italiano alla direttiva europea contro la vendita di prodotti monouso entrata in vigore in Italia a gennaio.
In questa babele le strade della democrazia si moltiplicano.
Secondo Nadia Urbinati, professoressa di teoria politica presso la Columbia University di New York, nuovi attori decisionali avranno sempre più voce in capitolo riguardo a migrazione, clima e altri temi cruciali.
Tra questi la rete, roccaforte di una nuova forma di partecipazione, coraggiosa per quanto fallibile, che ha il suo fulcro non nelle sedi di partito, ma nelle piazze, nei forum e sulle piattaforme online.
Emblematico il flash mob di Extinction Rebellion che si è svolto il 27 novembre in piazza Municipio a Bolzano, per sollecitare la popolazione locale a seguire una seduta del consiglio comunale in seguito a un’audizione del glaciologo Georg Kaser.
Sempre meglio insomma un semplice click o una manifestazione che una colata di zuppa su un quadro di Van Gogh.
Kommentare