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Giovanni Grazioli

Scuola e PNRR: a che punto siamo?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede una spesa superiore ai 191 miliardi di euro, 31 dei quali riservati a Istruzione e Ricerca. Diversi osservatori ritengono che la situazione sia critica, e che sarà assai difficile spendere tutti i fondi assegnati al nostro Paese. Come stanno realmente le cose?

“Metteremo i soldi a terra, costi quel che costi”. Così la premier Meloni, durante la recente Assolombarda, si è rivolta non solo agli imprenditori presenti ma, indirettamente, anche alle opposizioni. PD, Movimento Cinque Stelle e Terzo Polo hanno più volte richiamato la maggioranza all’impegno di spendere efficacemente e nei tempi prestabiliti i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.


La stessa relazione semestrale del Governo, pubblicata a fine maggio, ha rilevato difficoltà nella messa a terra dei fondi PNRR. È stato reso noto, infatti, che nei primi due mesi del 2023 sono stati spesi solo 1,2 miliardi di euro, rendendo quindi complesso il raggiungimento del target di spesa pari a 40,9 miliardi per l’anno in corso. Anche la relazione redatta dalla Corte dei Conti relativa all’attuazione del PNRR nel 2022 ha constatato la difficoltà di impiego dei fondi da parte dell’Italia in diversi settori chiave.


Gli stanziamenti relativi all’istruzione (Obiettivo 4 del PNRR), che dal 2021 al 2026 ammontano a 30,9 miliardi di euro, risultano tra quelli finora meno utilizzati. Ciò è testimoniato, infatti, dal tasso di spesa, che è risultato inferiore al 5% a fine 2022. Tenuto conto delle evidenti difficoltà, è indubbio che gli obiettivi del PNRR sarebbero ambiziosi.

La relazione programmatica evidenzia infatti alcune delle criticità che ora affliggono il sistema scolastico italiano, e che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vorrebbe risolvere. Si va dalla ridotta disponibilità di posti negli asili nido, che pongono l’Italia 9,6 punti al di sotto della media europea, al gap – rispetto ai Paesi OCSE - nelle competenze di base (lettura, matematica e scienze) degli studenti italiani di 15 anni. Un altro problema rilevante che il documento evidenzia è il tasso di abbandono scolastico, in Italia pari al 3,8% nelle scuole secondarie di primo grado e ancora più elevato nei cicli di istruzione successivi.


Il Piano, tenuto conto dello stato dell’arte del sistema scolastico italiano, è stato quindi diviso in due componenti: “Potenziamento dell’offerta relativa ai servizi di istruzione” e “Dalla ricerca all’impresa”. Nel primo ricadono sia una serie di riforme (Riforma degli ITS, del sistema scolastico, del sistema di reclutamento dei docenti, dei dottorati) sia di investimenti, come ad esempio la riqualificazione dell’edilizia scolastica e la digitalizzazione delle scuole, mentre nel secondo sono previsti una serie investimenti per il rafforzamento del settore della ricerca nel complesso.


Due istituzioni locali che stanno riuscendo a sfruttare al meglio le opportunità offerte dai fondi PNRR sono certamente la Libera Università di Bolzano e l’Università di Trento. Numerosi sono, infatti, i progetti che sono stati selezionati e che riceveranno cospicui finanziamenti. Uno dei più ambiziosi è il Progetto i-NEST (Interconnected Nord-Est Innovation System), che vede coinvolte le più importanti università del Triveneto con l’obiettivo di realizzare una rete per potenziare le tecnologie digitali in diversi settori, dall’agricoltura alla manifattura, dal turismo alla salute. Il progetto ha ricevuto risorse pari a 110 milioni di euro.


L’Università di Trento, inoltre, ha realizzato diverse proposte progettuali nell’ambito della componente “Ricerca e Impresa” del PNRR. Una delle più importanti, già finanziata, è la realizzazione di “Trentino Data Mine”, un polo digitale strategico di innovazione con un datacenter che sarà inserito all’interno della miniera di San Romedio.


Le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per scuola e ricerca sono molteplici, ma non sono da sottovalutare le difficoltà attuative che lo hanno fino ad ora caratterizzato. Il monito del Presidente Mattarella durante l’inaugurazione dell’anno scolastico 2022-2023 è stato chiaro:

“il PNRR può aiutarci a migliorare i servizi della scuola […] e a ridurre i divari territoriali. […] Perché la scuola è presidio di cultura, di senso civico, di comunità, di socializzazione”.

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