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Elia Marchi

La variante Delta porta nuove incertezze

In Europa è arrivata la variante Delta: molti Paesi si stanno ritrovando ad affrontare un nuovo aumento dei casi di Covid-19 e a rivalutare le programmate riaperture.

Dopo i nuovi picchi in Russia e in Gran Bretagna, i primi Paesi europei in cui la variante è arrivata, i contagi stanno rapidamente salendo. In Olanda e Spagna si può già parlare di una nuova ondata. Anche in Italia i contagi sono tornati (seppur lentamente) a salire ed è probabile che presto si riapra il dibattito su chiusure e restrizioni.


Cosa sappiamo sulla variante

La variante Delta è stata individuata per la prima volta nel dicembre 2020 in India, ma ha raggiunto un’ampia diffusione solo a partire dal mese di aprile.


I dati sulle sue caratteristiche non sono ancora completi, ma è già chiaro si tratti di una variante particolarmente pericolosa. Rispetto alla variante Alfa (meglio conosciuta come “variante inglese”) è circa il 60% più contagiosa ed il rischio di ospedalizzazione pare essere doppio.


I vaccini si dimostrano meno efficaci nella prevenzione dal contagio, ma non si conosce ancora con precisione la portata di tale fenomeno. Uno studio del Ministero della Salute Britannico presenta dati rassicuranti: il vaccino Pfizer avrebbe un calo di efficacia del 5% (dal 93% all’88%); mentre Vaxzevria passerebbe dal 66% al 60%, segnando un meno 6%. Forte di questi dati il Governo Britannico ha deciso di continuare a rimuovere le restrizioni nonostante la risalita dei contagi.

Due altri studi però presentano dati più preoccupanti: secondo il Ministero della Salute Scozzese l’efficacia del vaccino Pfizer scenderebbe fino al 79% e secondo il Ministero della Salute Israeliano si aggirerebbe attorno al 64%.


La buona notizia è che il vaccino sembra comunque molto efficace nel prevenire le ospedalizzazioni e la malattia grave (93% con il vaccino Pfizer secondo il Ministero della Salute Israeliano).


I nuovi pericoli

Ma quindi quali sono i nuovi pericoli? Cosa dobbiamo aspettarci da questa variante?


Per il momento i rischi più grandi li corrono i Paesi che non sono ancora riusciti ad avviare la campagna vaccinale o che sono ancora molto indietro con le vaccinazioni. In questi Paesi l’arrivo della variante Delta potrebbe aprire crisi sanitarie gravissime e difficilmente controllabili, come quella avvenuta fra aprile e maggio in India. Qui si sono stati registrati fino a 400.000 casi giornalieri, mentre resta da chiarire il numero delle morti poiché per la maggior parte avvenute al di fuori degli ospedali. Preoccupa soprattutto l’Africa, un continente dove la maggior parte degli Stati contano meno del 5% della popolazione vaccinata e si stima che i vaccini necessari per coprire il fabbisogno non arriveranno prima del 2023.

In Italia possiamo aspettarci una crescita consistente dei contagi: con picchi potenzialmente analoghi a quelli della seconda ondata, ma con un numero di morti e ospedalizzazioni assai inferiore. Scenario questo che porterebbe il parlamento a non imporre ulteriori chiusure, ma che può essere l’ambiente ideale per la proliferazione di “supervarianti” ancor più resistenti ai vaccini.


Le varianti del futuro

Le varianti si formano attraverso variazioni casuali del genoma del virus. Questo vuol dire che più il virus circola, più varianti si creano. Quali di queste varianti circola maggiormente dipende poi dall’ambiente circostante: in un ambiente con molti vaccinati si diffonderanno maggiormente le varianti più resistenti ai vaccini.


Quanto saranno più resistenti? Non possiamo saperlo, ma potrebbero arrivare a minare l’efficacia della campagna vaccinale in corso. L’unica cosa che possiamo fare è individuare queste nuove varianti prima che riescano a diffondersi, e contrastarle attraverso il tracciamento e sequenziamento dei casi.


Il sequenziamento è la tecnica di laboratorio che permette di “leggere” il genoma del virus e capire di quale variante si tratti; facendo molti sequenziamenti potremmo quindi avere una maggiore conoscenza delle varianti più diffuse. Una strategia su cui però non sta ancora puntando l’Italia, che sequenzia infatti solo lo 0,7% dei casi, rendendo troppo frammentarie le nostre conoscenze sulla diffusione delle varianti del virus nel nostro paese.


Il futuro della pandemia rimane nebuloso e la variante Delta ci sta dimostrando che il Covid continua ad essere pericoloso. La pandemia non può ancora dirsi finita.

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