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Immagine del redattoreMatteo Gibellini

La Corsa Rosa conquista il Sol Levante. L'amore di Yoko Okumura per il ciclismo e l'Italia

La bellezza del Giro sta anche in quello che si vede lungo le sue strade. Due ali di folle che si aprono all’arrivo dei corridori. Uno striscione che fa un omaggio doveroso all’immenso Vincenzo Nibali, un gruppo di tifosi ecuadoriani pronti a tifare per il loro Carapaz. Diverse bandiere, anche di nazioni lontanissime.

Yoko Okumura

E da quei Paesi ci sono tifosi che non si perdono una tappa della Corsa Rosa e delle Grandi Classiche, disposti persino a farsi un viaggio in aereo di 12 ore per non mancare al grande evento. Un esempio viene dal Sol Levante. La storia di una signora giapponese che di ciclismo ne sa e per questo meriterebbe di salire sul podio più alto come migliore spettatrice.


Yoko Okumura, 54 anni, vive con suo marito a Tokyo e si occupa di progettazione urbana. A 43 anni ha deciso di imparare la lingua italiana per poter finalmente incontrare i propri idoli del ciclismo. Qui, l’intervista fatta il giorno prima dell’incoronazione di Hindley al Giro.


A più riprese lei ha visitato il nostro Paese, a quanti Giri d’Italia ha assistito dal vivo?

“Ho visto per la prima volta il Giro in TV nel 2001 e lo seguo da allora. In Giappone la trasmissione televisiva del Giro è iniziata nel 1998. Sono venuta in Italia a vederlo nel 2016, 2018 e 2019”.


Quest’anno lo sta seguendo ugualmente dal Giappone?

“Ovviamente. Il Giro viene trasmesso in Giappone sul canale a pagamento J Sports e sullo streaming GCN (Global Cycling Network) ed è seguito da un gran numero di fan. Io seguo anche la diretta Rai”.


Secondo lei chi vincerà? Quale tappa le è piaciuta di più?

“Credo che Carapaz sia il favorito perché la squadra INEOS è molto forte, ma spero che la BORA faccia bene (ndr Hindley della Bora vola in maglia rosa sul Marmolada). La tappa vinta da Girmay è stata particolarmente impressionante. Sembra l’inizio di una nuova storia per il Ciclismo”.


Come mai questa grande passione per il ciclismo nostrano (Italia ed Europa)?

“In Giappone si tiene una gara molto importante che è la Japan Cup. Una corsa che ogni anno in ottobre commemora i Campionati del Mondo del 1990 (ndr unica edizione della rassegna iridata svoltasi in Giappone).

La Japan Cup è la corsa più importante del Giappone, alla quale partecipano anche le squadre World Tour. I corridori stranieri non l’hanno mai considerato molto sul serio però. Forse, il motivo è legato allo svolgimento in Asia. Ma le squadre italiane come la Lampre partecipano ogni anno alla Japan Cup e, dunque, sono diventata una tifosa”.


Chi è il suo idolo nel ciclismo?

“Mi è sempre piaciuto Manuele Mori che ha vinto la Japan Cup nel 2007 ed ora è il direttore sportivo dell’UAE Team Emirates. Siamo ancora amici. Mi piacerebbe molto avere l’autografo di Michele Bartoli. A proposito, un corridore di cui mi ero innamorata è stato Mario Cipollini”.

Fans club di Manuele Mori in Giappone (Foto di Yoko Okumura)

Quali altre corse ha visto in Italia? E qual è la sua preferita?

“Sono andata a vedere quasi tutte le gare a cui Manuele Mori ha partecipato. Dalla Tirreno Adriatico alla Milano-Sanremo, dal Campionato italiano al Giro della Toscana, e poi Coppa Sabatini, Coppa Agostoni, Coppa Bernocchi, Giro dell’Emilia, GP Bruno Beghelli, Tre Valli Varesine, Milano-Torino, Gran Piemonte e il Lombardia. Fuori dall’Italia, ho seguito altre corse come in Belgio, Australia e Canada.

Le mie preferite sono la Milano-Sanremo e il Giro dell’Emilia”.


Yoko Okumura sul Monte Zoncolan

Un momento che le è rimasto impresso e che vuole raccontarci.

“Il momento in cui Nibali ha tagliato il traguardo in Lombardia nel 2017. E sono rimasta impressionata anche quando Michele Scarponi ha attraversato il passo dell'Agnello in testa al Giro 2016”.

Vincenzo Nibali vince il Giro di Lombardia, 2017 (Foto di Yoko Okumura)

In Giappone è conosciuto il Giro d’Italia? Quanto è seguito il ciclismo?

“Purtroppo, non è conosciuto come il Tour de France. Tuttavia, ci sono decine di migliaia di fan. Una caratteristica dei tifosi giapponesi è il loro sostegno appassionato a qualsiasi corridore: non solo ai capitani delle squadre, ovvero ai big, ma anche ai gregari”.


Il Giro d’Italia negli ultimi anni ha organizzato le grandi partenze all’estero, soprattutto in diversi Paesi europei. Le piacerebbe se il Giro partisse dal Giappone?

“Certo, sarebbe meraviglioso se quella Corsa Rosa partisse dal Giappone. Ma è molto difficile, perché ci vogliono più di 14 ore di volo dal Giappone all'Italia e c'è un fuso orario. Secondo me, non si dovrebbe tenere in un Paese troppo lontano, perché è dannoso per la condizione dei corridori. Ma d'altra parte, ora il Tour de France (ASO, ndr. società organizzatrice) sta organizzando un evento di criterium in Giappone (Saitama) che si tiene ogni anno nel mese di novembre. L'RCS non dovrebbe guardare solo al Medio Oriente, ma anche all'Asia”.


Anche lei va in bici?

“No, sono solo una spettatrice”.


Quando pensa di ritornare in Italia per seguire le corse?

Spero presto. Mi piacerebbe andare a quelle gare a cui non sono mai stata prima. In particolare, vorrei seguire le Strade Bianche. Mi piacerebbe andare al Tour delle Alpi, all’Adriatica Ionica e mi interessa anche il Giro del Veneto”.

In questi giorni il Giro d’Italia ha fatto tappa anche in Trentino, l’arrivo sul Lavarone e la partenza da Borgo Valsugana. È una delle Regioni che ospita le grandi e storiche salite (Pordoi, Stelvio, Tonale,…). Lei, nel video qui sotto, ci ha tenuto molto raccontare la sua breve esperienza vissuta in una tappa del Giro d’Italia di qualche anno fa, tenutasi in Trentino, senza far mancare il suo caloroso saluto ai tifosi italiani.




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