Ci vuole presentare il suo libro-inchiesta in due parole? Per chi non sa nulla dell'argomento.
“L'inchiesta è partita dalla questura e dalla procura di Bolzano. La SAD, Società Automobilistica Dolomitica, è la più grande ditta privata di trasporti dell'Alto Adige. Per decenni ha avuto in mano l’intero trasporto pubblico in Alto Adige, operando sia con gli autobus che con i treni. In questa indagine sono stati intercettati 12 telefoni, sia di personale della SAD che funzionari della provincia, per un periodo che va dal settembre/ottobre del 2018 fino all'aprile del 2019, proprio nella fase delle elezioni provinciali. In queste intercettazioni escono delle trame politiche, soprattutto nella Volkspartei. Noi abbiamo scritto questo articolo "Freunde im Edelweiss" che significa "amici sotto la stella alpina" e... diciamo che ne è risultato un terremoto politico”.
Il libro per ora è edito solo in lingua tedesca – è prevista anche una versione italiana?
“Questo è sempre un problema più finanziario che d'interesse; ci arrivano tantissime richieste di una traduzione, però diciamo che è molto difficile far rientrare i costi con i libri che si vendono. Il bacino di lettori in lingua italiana è abbastanza piccolo in Trentino-Alto Adige. Però stiamo valutando. Può darsi che arrivi in futuro anche in italiano”.
Non sarebbe male. Cosa significa per lei fare inchiesta oggi? Cosa direbbe ad un giovane che vuole entrare in questo campo?
“Mah, penso che sia un campo che vale sempre la pena di arare. Non è facile fare giornalismo d'inchiesta, però se una persona ha veramente dentro il fuoco per farlo, secondo me è il metodo che paga di più. Ovvio, si deve avere una mano ferma, si deve avere cuore per questa professione. Penso sia un genere che sicuramente non morirà mai, perché essenziale per il giornalismo”.
Sicuramente c'è tanto materiale.
“Sì, c'è tanto materiale, poi diciamo non sono così tante le giornaliste e i giornalisti che fanno questo lavoro, però dà grandi soddisfazioni, secondo me”.
Parlando appunto di giornalisti e di inchieste, cosa ne pensa della situazione di monopolio mediatico in Trentino Alto Adige?
“Da 25 anni l'attacco nel mio lavoro. Ho sempre parlato di questa situazione assurda, perché penso che sia un pericolo per la democrazia. Se un colosso ha in mano l'80% del mondo mediatico - e non solo dei giornali, ma anche delle radio, della pubblicità - cosa che poi ricade sul campo in tantissimi comparti economici, come il turismo, come la telecomunicazione... Allora secondo me c'è un pericolo per la democrazia. E questo adesso si scopre sempre di più. Negli ultimi anni le voci si sono fatte più forti perché si è capito che Athesia, nata nel campo tedesco in Alto Adige, si è ora propagata e sviluppata anche sul piano regionale e soprattutto anche nei media italiani. Adesso si capisce cosa vuol dire il regime di un monopolio assoluto, o quasi.
E come si colloca in questo scenario il giornalismo di inchiesta? Può fare qualcosa?
“Ovvio che può fare qualcosa. Ci dà un po' più di spazio di manovra perché più monopolio c'è, più interessi economici e finanziari ci sono e... diciamo che il gruppo Athesia ha tantissime cose di cui non può scrivere, perché se lo facesse dovrebbe scrivere su se stesso. E questo dà campo ai media, diciamo 'non schierati', di scrivere tantissime cose”.
Tornando al libro, c'è stato un qualche risvolto importante successivo alla pubblicazione che non è entrato a farne parte per ovvi motivi di tempo? Un qualcosa che vi aspettavate, un qualcosa che non vi aspettavate?
“No, sapevamo che questo libro sarebbe stato una bomba per l'Alto Adige, ma non pensavamo avrebbe avuto effetti così concreti e devastanti, perché ad esempio venerdì è stato buttato fuori - veramente buttato fuori, perché non si è dimesso - l'assessore della sanità Thomas Widmann. È stata diminuita la giunta di un posto e non penso che questo sia mai successo. È successo in un altro scandalo, quello Shell sull'energia di 10 anni fa, però lì si è dimesso l'assessore di propria volontà, quando è stato rinviato a giudizio. Qua si è veramente scatenata la guerra dentro la Volkspartei, una guerra che ancora non è finita”.
Secondo lei, queste intercettazioni pubbliche quanto influiranno sulle prossime elezioni dell'SVP? Cambierà un po' l'atteggiamento della minoranza tedesca a proposito di questo partito?
“Diciamo che la sollevazione della base del partito è abbastanza forte e lo è anche l'indignazione della gente in Alto Adige, che è la base delle torri della Volkspartei. Però penso che la gente dimentichi e che in un anno e mezzo non credo avrà forti ricadute nella SVP. Poi bisogna vedere cosa succede. Questa lotta al potere non è ancora chiusa, bisogna vedere quale fazione alla fine la spunterà. Questo deciderà la sorte della Volkspartei. Però penso che usciranno anche altre cose fino alle elezioni del ‘23 perché, come detto, la battaglia diventa sempre più feroce tra queste fazioni e penso ci sarà ancora da scrivere tantissimo da qui alle elezioni. Chissà”.
Tanto materiale. Ha detto che la gente dimentica, però la gente ha anche difficoltà a cercare di informarsi in questa situazione di monopolio mediatico. Come fa un cittadino a seguire tutti gli sviluppi e cercare di avere una visione un po' più globale sulle problematiche della politica?
“Diciamo che anche qua è successa una cosa molto interessante, perché il blocco Athesia ha chiuso a questo libro, più la parte italiana che quella tedesca. L'Alto Adige per una settimana non ha scritto una parola e dopo ha cominciato a scrivere delle cose senza mai nominare il libro. Questo la gente l'ha capito, e questa è un chance per i media piccoli, per i media non schierati in questo blocco, perché la gente comincia ad informarsi autonomamente e capisce che dalla parte di questo blocco mediatico viene descritta una realtà che è parziale. Questa è una grande chance per i media che non fanno parte di questo sistema”.
I Social Media influiscono in qualche modo sul cercare di portare attenzione su queste tematiche?
“Ovvio che i Social Media in questo sistema sono quelli che catturano i lettori, quelli che fanno share, che fanno clic. Però alla fin fine penso che l'importante sia fare buon giornalismo, e allora si trovano anche lettori e lettrici. Diciamo che non punterei troppo sui Social Media – ovvio, è un canale di diffusione molto provato, molto positivo, molto veloce, però alla fin fine c'è tanta chiacchiera e tante fake news. Ci sono tante cose negative anche nei Social Media”.
Ovviamente è difficile controllare l'informazione che passa... Parlando di interesse, vede dell'interesse dal di fuori del Trentino Alto Adige? È stato contattato da qualche testata nazionale?
“Sì, c'è sempre un grande interesse perché c'è questo mito che in Alto Adige tutto vada bene, che tutto vada meglio con l'autonomia, con i soldi del Trentino-Alto Adige. Poi alla fin fine ci sono gli stessi scandali che ci sarebbero in Sicilia o da altre parti e questo ovvio interessa molto anche ai media nazionali. Ho visto grande attenzione anche su questo tema – peccato che ci sia questa difficoltà di lingua, non essendoci la versione italiana, però giornali come il Domani o il Fatto Quotidiano hanno veramente scritto tanto su questo scandalo”.
Pensa che la popolazione possa essersi fatta un'idea un po' diversa? Che possa aver aiutato a formare una coscienza critica su com'è la situazione nel nord Italia?
“Sì, penso di sì, perché sono stato contattato da tanti amici, giornalisti e giornaliste e media nazionali che si sono congratulati con me e che hanno detto che questa è una cosa molto importante. Quando si dimette un assessore, un membro della giunta, è un terremoto politico che fa scalpore anche sul campo nazionale”.
Infatti. Puoi dirci magari quali sono le connessioni più importanti – magari sottovalutate – per un Trentino, tra Alto Adige e Trentino, in questa situazione politica?
“Mah, è una questione molto interessante, perché alla fin fine l'Alto Adige e il Trentino sono due realtà divise in tutti i modi, ma unite in questa regione che è un'istituzione, è un... Io la definirei 'un bancomat' dove si distribuiscono soldi, che praticamente tiene insieme queste due realtà diverse. È fatto in modo artificiale, perché veramente si tratta di dividere poltrone e dividere soldi e finanziamenti. Poi, secondo me, storicamente è nata come una regione che aveva o che ha anche delle connessioni serie, però negli ultimi decenni sono diventate sempre più deboli. Secondo me c'è molta apparenza e poca sostanza in questo connubio di regione”.
Quindi di concreto non si può parlare di una vera influenza dell'SVP nelle politiche trentine?
“No, secondo me è più questo blocco mediatico. Ha molta più influenza nel Trentino l'Athesia che l'SVP, perché alla fin fine la famiglia Ebner ha in mano tutti i giornali del Trentino, e di più non si può avere. Poi c'è una grande collaborazione tra il presidente della camera del commercio di Bolzano e il presidente della camera del commercio di Trento. Il presidente della camera del commercio Michl Ebner ha fatto un bellissimo gioco: ha messo nel consiglio di amministrazione dell'Adige il presidente della camera di commercio di Trento, Bort. E questo ovvio non è un caso, ma costruisce un'asse diciamo parallelo alla giunta”.
Ok. Secondo lei cosa dovrebbe succedere perché la situazione cambi?
“Penso all'emendamento del senatore Giancarlo Bressa adesso a Roma, che vuole ripristinare una regola che valeva fino a mi sembra il 2003, dopo l'entrata della legge Gasparri, dove praticamente un editore non può avere più di un certo tot di percento dei giornali in una regione, sia una regola giustissima. Quello non vuol dire che moriranno i giornali ma che la proprietà dei giornali dovrà essere sparsa tra più soggetti, e questa è una regola normale per per ogni paese democratico. Non penso sia proponibile avere un blocco così forte che condizioni la politica sia in Alto Adige che in Trentino. Non penso che questo sia giusto per una democrazia. Così abbiamo una democrazia bloccata e questo deve cambiare. Sì, penso che se passerà l'emendamento Bressa le cose miglioreranno tantissimo, perché Ebner sarà costretto a vendere qualche giornale e qualcuno questo giornale lo prenderà. Avremo più proprietari, più modi di vedere e anche più modi di scrivere”.
C'è un qualcosa che non ho chiesto ma di cui assolutamente vorrebbe parlare ed informare i nostri lettori?
“Penso che sia importante fare queste inchieste. Penso che sia importante per i giornalisti e le giornaliste lavorare anche in modo investigativo e stare sul pezzo, senza lasciarsi deviare dalle apparenze e fare delle indagini anche fuori dal contesto giornaliero e dal contesto che va di moda”.
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