Aumenta il divario digitale nella popolazione trentina. Sempre più la diseguaglianza tra chi possiede le competenze digitali e l’accesso ad una connessione internet e chi, invece, ne è sprovvisto.
Il Comune di Trento ha deciso di formare dodici giovani facilitatori digitali per aiutare chi ha difficoltà nel rapportarsi con la tecnologia e promuovere cittadinanza attiva, dialogo intergenerazionale e lo sviluppo della coesione sociale nella popolazione.
Divario digitale come forma di esclusione: chi beneficia dei vantaggi offerti dalle nuove tecnologie da un lato, e chi ne rimane escluso dall’altro. Questa forma di diseguaglianza ha natura socio-economica e culturale e investe per lo più persone fragili. Anziani, immigrati, disabili e tutti coloro che non possiedono un alto livello di alfabetizzazione e scolarizzazione.
Antonia Banal, educatrice professionale, docente all’università di Ferrara, afferma:
«Sempre di più la pubblica amministrazione digitalizza quelli che sono i servizi proposti alla cittadinanza e richiede un certo grado di competenze e abilità specifiche che al momento non tutti possiedono.
La pandemia ha messo in luce questa problematica enfatizzando l’evidente bisogno di competenze digitali da parte di un’ampia fascia correlata ad una scarsa rete di supporto sociale e fattori che aumentano il gap socio-economico dei cittadini.
Questo evidente fenomeno è dato da un forte invecchiamento della popolazione in quanto gli over 60 sono il 23.6%, oltre l’aumento esponenziale delle famiglie unipersonali pari al 41,2% costituite per lo più da anziani che vivono da soli. […] da considerare l’aumento del fenomeno migratorio che richiede un forte sforzo per l’integrazione dei nuovi residenti con barriere linguistiche e di cui il servizio welfare segue il 7% delle famiglie sul territorio.»
Il Comune di Trento per far fronte alla problematica ha aderito al servizio civile digitale proponendo il programma “Trento TìAiuta con il digitale: InCOMUNE è più facile!” coinvolgendo il servizio Welfare e coesione sociale, decentramento, innovazione e la biblioteca. Dodici sono i giovani selezionati, che dopo un’approfondita formazione stanno cooperando alla formazione di sportelli digitali per aiutare i cittadini nella creazione di Spid, iscrizione dei propri figli ai nidi o scuola dell’infanzia e un aiuto nell’utilizzo dello smartphone.
Il progetto ha lo scopo di porre rimedio ha quello che oggi è considerata una nuova forma di esclusione sociale che investe chi non ha accesso alla rete, di conseguenza si è limitati sulle possibilità che questo offre in termini di vita sociale, relazioni interpersonali e lavoro.
Il programma prevede di sostenere la cultura e la cittadinanza digitale con quelli che sono momenti per la formazione e la partecipazione della popolazione con l’intento di aumentare la conoscenza nell'utilizzo dei device.
Oltre a promuovere la comunicazione tra enti e cittadini/e per migliorare la comunicazione interpersonale, il mantenimento delle relazioni e lo sviluppo di relazioni di prossimità.
Il tutto aiuta a promuovere la cittadinanza attiva, il dialogo intergenerazionale tra giovani e anziani, e lo sviluppo della coesione sociale per il rafforzamento delle reti informali di cittadini e cittadine che vivono nelle zone limitrofe.
Giorgia, una ragazza del servizio civile digitale afferma:
«Ho deciso di aderire a questo progetto in quanto trovo molto interessante poter aiutare il prossimo, sopratutto chi più ne ha più bisogno, con quello che oggi è uno strumento indispensabile per ricercare informazioni, rimanere in comunicazione e relazionarsi con gli altri.»
«Ho potuto conoscere diverse persone, ognuna con un vissuto diverso, desiderose di imparare, acquisire competenze digitali e soprattutto di essere ascoltate».
Si tratta di un progetto che vuole far fronte ad un problema legato a quella che è una forma di esclusione portando coesione tra cittadini.
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