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Ilaria Boccuzzi

A rischio la libertà di stampa in Trentino Alto-Adige. Intervista a Christoph Franceschini di Salto

Aggiornamento: 15 mar 2023

Il gruppo editoriale Athesia, colosso dell’editoria alto-atesina querela Salto.bz, portale d’informazione online, per stalking mediatico e pressante campagna diffamatoria.


“Stopp mistificazioni sul lupo”, “Die falschen Fraghen”, “L’economia Trentina sfida Athesia” sono alcuni degli articoli considerati diffamatori che avrebbero danneggiato l’immagine e la reputazione del gruppo e dell’amministratore delegato Michl Ebner.

La somma richiesta per il risarcimento ammonta a 150 mila euro. La cooperativa proprietaria di Salto.bz denuncia i rischi di questa querela nei confronti della sopravvivenza della testata e della libertà di stampa in Trentino Alto-Adige.


L’intervistato Christoph Franceschini, giornalista d’inchiesta, autore di molti degli articoli considerati diffamatori esprime il proprio punto di vista sulla questione.


Quali sono le accuse poste dal gruppo editoriale Athesia nei confronti di Salto.Bz?

Al momento si tratta di una richiesta di mediazione, finita in modo negativo. Nei prossimi giorni decideranno se depositare la querela contro Salto.bz oppure no. Il problema è che non hanno una motivazione vera e propria, non hanno esplicitato dove si sentono diffamati. Si tratta di un attacco generico, lo hanno definito stalking mediatico.


È vero che si parla di 58 articoli dal contenuto diffamatorio?

Sì, sono citati 58 dei nostri articoli scritti nel corso di quattro anni, ma sono articoli che trattano di cronaca, politica, economia. Il loro problema è che non vogliono che venga messo in luce il loro operato economico e politico.

La maggior parte degli scritti sono miei, seguo il tema da oltre trent’anni e sono convinto che la situazione sia pericolosa per la democrazia.

Parliamo di un network che ha in mano l’80% del mercato pubblicitario e dei mass media nella regione Alto-atesina: questo colosso è impegnato in tantissimi settori.


Cosa pensa delle ingerenze della politica nel campo dell’informazione? È questo il caso?

Direi proprio di sì, il direttore e la famiglia degli azionisti maggioritari Michl Ebner è stato per più di 30 anni un parlamentare Europeo.

Ad oggi continuano ad avere un piede nelle istituzioni in quanto è presidente della camera di commercio di Bolzano. Questo connubio porta ad un conflitto di interessi enorme, c’è una concentrazione di potere che per la democrazia non va bene.


Come si configura ad oggi il panorama dei gruppi editoriali in Trentino Alto-Adige?

Il nostro è un panorama molto vivace: ci sono diversi media, radio, televisione, quotidiani bilingue però concentrati in mano ad un colosso. Gli altri sono piccole scialuppe che remano contro. Penso che percepiscano 80% dei contributi pubblici, per via dell’iniziativa promossa dalla Provincia. È proprio qui che nasce un evidente problema, in quanto gli aiuti economici dovrebbero essere destinati alle testate più piccole che lottano per la res publica.


Cosa pensa della concentrazione della politica nel campo dell’informazione?

Oggi Athesia ha una potenza mediatica così grande che la maggior parte dei politici ha paura; cala il silenzio e le persone scomode sono minacciate di non apparire più sul giornale. Questa è la pena massima per un politico.

Ricordiamo che il gruppo è proprietario del Dolomiten (in lingua tedesca), Alto Adige, Trentino e l’Adige.


È ancora possibile per testate di piccole e medie dimensioni sopravvivere nel mondo dell’editoria?

È possibile ma è molto difficile. Sicuramente l’iniziativa dello Stato di sostenere i giornali con soldi pubblici è un'ottima proposta. Noi percepiamo 180.000 mila euro all’anno come piattaforma di minoranza tedesca e questo è un grande sostegno che ci viene dato; lo stesso accade per tante altre testate.

Anche da questo punto di vista c’è un'ingiustizia, in quanto Athesia percepisce più di 6 milioni all’anno. Parliamo di un colosso che ha le casse piene di quasi 100 milioni di euro. Il legislatore dovrebbe correggere e aiutare chi ne ha più bisogno.


Si sente la necessità di auspicare una riforma dell’informazione?

Sì, sono convintissimo che quanto propone il senatore Gianclaudio Bressa, ovvero mettere un limite in campo regionale alla tiratura (quindi non più del 50% del mercato) sia corretto. Oppure, potrebbe essere impedito a chi possiede di più di prendere anche contributi pubblici. Questa sarebbe la soluzione più equa.


Possiamo parlare di un vero e proprio attacco alla libertà di stampa?

Possiamo definirlo in questo modo. Cercano di silenziare noi per educare gli altri media. La maggior parte delle accuse sono insensate; proprio per questo bisogna battagliare davanti al giudice e senza dubbio ci sono dei costi. Il problema è dal punto di vista finanziario: un grande imprenditore può combattere perché si tratta di spiccioli ma, per un giornale come il nostro, si tratta di tanti soldi.


Athesia sostiene: “Non vogliamo mettere nessun bavaglio, ma c’è in atto una campagna diffamatoria contro il nostro gruppo e contro il nostro amministratore delegato. Dobbiamo difendere la nostra reputazione”, cosa pensa in merito a questa affermazione?

La maggior parte degli articoli sono delle vere e proprie critiche. Si tratta di trasparenza, di indagine, giornalismo d’inchiesta ed è difficile far passare questi articoli come calunniosi, tra l’altro in questi articoli ci sono diverse interviste ad esponenti politici.

Quello che ci chiediamo è se siano state le domande poste nelle interviste a dar fastidio o le risposte date.

Per noi sono azioni di intimidazione per far tacere e silenziare le voci critiche.

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